Domenica 4 marzo, dalle 16 alle 18.30, ci attende il quarto appuntamento dell’Assemblea parrocchiale permanente. Sarà un momento importante in vista del futuro cammino comunitario al quale è bene arrivare preparati e motivati. Il parroco innanzitutto!

Si è appena concluso il quarto mese del mio ministero come guida della nostra comunità. In tanti, fin dal giorno in cui è stata resa nota la mia nomina (28 giugno 2017), con una pacca sulla spalla mi hanno detto: «Sarà semplice fare il parroco a Santo Stefano, è una parrocchia che già conosci!». Da parte mia, invece, sto cercando di non dare nulla per scontato, e questo atteggiamento di profonda libertà mi sta portando a scoprire il “nuovo” che caratterizza la nostra comunità.

Potrà sembrare strano, ma sto vivendo con stupore e con un senso di novità la consapevolezza della dimensione territoriale della parrocchia. Certamente non è cambiata da questo punto di vista rispetto agli anni già trascorsi in questa porzione della città di Quartu Sant’Elena (sono stato vicario parrocchiale dal 1995 al 1998 e dal 2000 al 2004), tuttavia vivo con una “serena inquietudine” la responsabilità su un territorio ecclesiale così vasto e popoloso. Ogni tanto penso: è proprio una “parrocchia grande”, ma da dove iniziare per farla diventare una “grande parrocchia”. Chiarisco da subito che non mi pongo l’obbiettivo di metter su una “super parrocchia” affollata da “super cristiani”, ma piuttosto di dare concretezza a ciò che la Chiesa oggi chiede alle parrocchie e che ben è stato evidenziato dai vescovi italiani in una nota pastorale del 2004, sempre attuale e, purtroppo, poco conosciuta anche dagli addetti ai lavori. Ecco cosa vi leggiamo a questo proposito: «Le parrocchie devono continuare ad assicurare la dimensione popolare della Chiesa, rinnovandone il legame con il territorio nelle sue concrete e molteplici dimensioni sociali e culturali: c’è bisogno di parrocchie che siano case aperte a tutti, si prendano cura dei poveri, collaborino con altri soggetti sociali e con le istituzioni, promuovano cultura in questo tempo della comunicazione».

In questo testo dell’episcopato italiano viene tratteggiata, più di nove anni prima, quella “Chiesa in uscita” di cui spesso parla papa Francesco. Allora vale la pena tener presente anche cosa dice il Pontefice, proprio sul tema “parrocchia”, nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium: «La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie. Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione».

Allora è necessario iniziare a ricostruire le “strategie” pastorali della nostra parrocchia partendo proprio da questi stimoli che ci vengono consegnati dalla Chiesa nazionale e dal Santo Padre. È quanto faremo dal quarto appuntamento dell’Assemblea parrocchiale permanente di domenica 4 marzo. Saranno le prime basi di fondazione per la progettazione del prossimo anno pastorale 2018-2019.

Ma prima di ogni «azione» anteponiamo l’«orazione». Quindi propongo a tutti di pregare costantemente per la nostra comunità anche attraverso questa preghiera, ispirata ad alcuni passaggi dell’esortazione apostolica di Francesco Evangelii gaudium.

 

O Padre,
che ami la Chiesa come ami il tuo Figlio,
volgi lo sguardo sulla nostra comunità
e sostienila con il dono dello Spirito.

Fa che la nostra parrocchia
non sia mai separata dalla gente,
fuggendo la tentazione di guardare solo a se stessa.
Diventi autentica presenza ecclesiale nel territorio,
spazio fruttuoso dell’ascolto della Parola,
della crescita della vita cristiana,
del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa,
dell’adorazione e della celebrazione.

Nella nostra comunità
le famiglie possano mettere a frutto
la grazia del sacramento del matrimonio,
trovino aiuto e incoraggiamento
per l’educazione umana e spirituale dei figli
e per guarire dalle ferite della vita.

Qui i giovani possano accogliere
la buona notizia del regno
e incontrino adulti capaci di ascoltarli con pazienza
per comprendere le loro inquietudini e richieste,
disposti ad apprendere e parlare
anche i loro linguaggi.

La nostra comunità sia luogo maturo
dell’esercizio dei ministeri
in cui i servizi non siano vissuti
con atteggiamenti di supremazia,
che limitano i carismi degli altri,
ma con sincero senso di responsabilità
e di compartecipazione.

Santo Stefano, nostro patrono, guidi i nostri passi
nel cammino di una vera conversione pastorale e missionaria
perché la bellezza dell’annuncio evangelico
splenda sempre più nella nostra vita personale
e dell’intera comunità.
Amen.

Per coloro che vogliono approfondire questi temi consiglio la lettura dei due documenti magisteriali di riferimento:

 

Don Giulio Madeddu

Una parrocchia che vive tra le case dei suoi figli e delle sue figlie
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