Cari fratelli e sorelle,
in questa solennità di Maria Santissima Madre di Dio, approfondiamo la riflessione natalizia sul mistero dell’incarnazione, il dono di un Dio che entra nel tempo e nella storia umana attraverso il grembo di una donna. Inoltre, mentre celebriamo la Messa di fine anno, un momento di lode e ringraziamento per il tempo trascorso e per le benedizioni ricevute, abbiamo l’occasione di riflettere sul significato del tempo vissuto in relazione alla presenza di Dio nella nostra vita. Questa celebrazione ci invita a volgere il nostro sguardo a Maria, Madre di Dio, che ha accolto il Salvatore nel suo grembo e ci guida nel comprendere come “vivere nel tempo”, “vivere il tempo” e “vivere il proprio tempo”. Questi tre temi, profondamente radicati nel mistero del Natale e nella figura di Maria, ci aiutano a riflettere sul valore del tempo e sulla speranza che illumina il nostro cammino.
Vivere nel tempo
Il tempo è lo sfondo della nostra esistenza. La prima lettura, tratta dal libro dei Numeri, ci parla della benedizione di Dio: “Ti benedica il Signore e ti custodisca”. Questa benedizione ci ricorda che il tempo è un dono, un flusso continuo in cui la presenza di Dio si manifesta.
Maria, Madre di Dio, è colei che vive nel tempo con una consapevolezza unica. Accoglie l’annuncio dell’angelo, accetta il cambiamento radicale della sua vita, e custodisce gli eventi nel suo cuore. Anche noi siamo chiamati a vivere nel tempo riconoscendo la mano di Dio che guida la nostra storia personale e collettiva. Non possiamo fermare il tempo, ma possiamo viverlo con fiducia, sapendo che ogni momento è parte di un disegno più grande.
Vivere il tempo
San Paolo, nella lettera ai Galati, ci parla della “pienezza del tempo” in cui Dio ha mandato il suo Figlio. Questo ci invita a riflettere sull’importanza di vivere il tempo con intensità e consapevolezza. Maria è il modello perfetto di questa dimensione: vive ogni istante in profonda unione con Dio, trasformando il quotidiano in un luogo di incontro con il divino.
Noi, spesso presi dalla frenesia della vita, rischiamo di lasciare che il tempo scorra senza viverlo davvero. Questa solennità ci invita a riscoprire l’importanza di ogni istante: un tempo per amare, per servire, per essere grati. “Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Vivere il tempo significa fare spazio alla riflessione, alla contemplazione, alla memoria grata.
Vivere il proprio tempo
Vivere il proprio tempo significa interpretare il momento storico e sociale in cui viviamo, trovando il nostro ruolo unico e significativo. Il tempo non è una proprietà assoluta; non sappiamo nemmeno quanto ne avremo a disposizione. Eppure, il tempo, a prescindere dalla sua durata, ci è affidato personalmente: in questo senso, è davvero “il mio tempo”. I pastori, presentati nel Vangelo, rispondono prontamente alla chiamata di Dio, interpretando il loro tempo come un’occasione per glorificare il Signore. Essi vivono il proprio tempo con prontezza, riconoscendo i segni di Dio nella loro storia.
Anche Maria, con la sua risposta all’angelo e con il suo continuo discernimento, ci insegna a vivere il nostro tempo con saggezza e coraggio. Anche noi siamo chiamati a leggere i segni del nostro tempo, a discernere ciò che Dio ci chiede oggi e a rispondere con generosità.
La speranza come compagna del tempo
In questa celebrazione che chiude l’anno 2024, siamo invitati a guardare al tempo trascorso con gratitudine e al futuro con speranza. È questo l’invito che ci viene anche dal Giubileo che ci chiede di essere “pellegrini di speranza”. La benedizione di Aronne – “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti conceda pace” – è un augurio di speranza che attraversa i secoli. In Gesù, questa speranza si è fatta carne, si è resa concreta.
Maria, la Madre della Speranza, ci accompagna nel nuovo anno, che si apre come un anno giubilare, un tempo speciale di grazia, misericordia e riconciliazione offerto alla Chiesa e al mondo intero. Il suo esempio ci incoraggia a vivere il tempo come un dono prezioso, a custodire le esperienze con fede profonda, e a guardare al futuro con una speranza fondata sull’amore di Dio.
Per concludere questa riflessione, facciamo nostra questa preghiera attribuita a Antoine de Saint-Exupéry, autore de ‘Il piccolo principe’, che si inserisce perfettamente nel tema del tempo vissuto con speranza e saggezza:
Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi. Non chiedo miracoli o visioni, ma la forza per vivere ogni giorno. Rendimi attento e creativo, così da fare tesoro nel momento migliore delle conoscenze e delle esperienze che mi capita di vivere. Rafforza le mie scelte nella gestione del mio tempo. Fammi sentire ciò che è essenziale e ciò che è secondario. Ti chiedo forza, autocontrollo e misura, e di non lasciarmi trascinare dalla vita, ma di sapermi organizzare con saggezza nel corso della giornata. Aiutami ad affrontare il futuro immediato nel miglior modo possibile e a riconoscere il presente come il più importante. Fammi riconoscere con lucidità che la vita è accompagnata da difficoltà e fallimenti, che sono un’opportunità di crescita e di maturazione. Rendimi un uomo capace di raggiungere coloro che sono sprofondati nello sconforto. Non darmi ciò che voglio, ma ciò di cui ho bisogno. Insegnami l’arte dei piccoli passi.
Chiediamo l’intercessione di Maria Santissima. Lei, che ha dato al mondo il Salvatore, ci insegni a vivere nel tempo, il tempo e il nostro tempo personale, con il cuore rivolto alla speranza che non delude.
(Omelia tenuta da don Giulio Madeddu martedì 31 dicembre 2024, vigilia della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, presso la chiesa parrocchiale di Santo Stefano in Quartu Sant’Elena)