Il buio e la luce della speranza
Era la vigilia di Natale, e il silenzio della notte avvolgeva la casa. Riccardo, avvolto nelle coperte, fissava il soffitto buio della sua cameretta. Suo padre si era avvicinato silenzioso alla porta, sporgendosi per controllare che il figlio avesse preso sonno, ma la voce del bambino lo fermò.
“Papà – sussurrò Riccardo – perché il buio fa così paura?”
Il padre entrò nella stanza e si sedette accanto a lui, pensieroso. Negli ultimi mesi, il suo cuore si era appesantito: le preoccupazioni per il lavoro e il timore per la salute della moglie lo avevano consumato, anche se aveva cercato di proteggere Riccardo da tutto. Ma i bambini, si sa, intuiscono ciò che gli adulti cercano di nascondere.
La domanda del piccolo riguardante la paura del buio era impegnativa e attendeva una risposta.
“Forse perché nel buio non riusciamo a vedere cosa c’è intorno a noi,” rispose. “Non sapere cosa ci aspetta ci fa paura”.
Riccardo lo ascoltava serio. Poi chiese: “E cosa possiamo fare quando il buio ci fa paura?”.
“Cerchiamo una luce”, disse il papà, accarezzandogli i capelli. “A volte è piccola, ma basta a scacciare il buio. Come una stella o un fiammifero acceso”.
Riccardo rimase in silenzio, poi indicò un piccolo crocifisso fosforescente che brillava debolmente sul comodino. La mamma l’aveva messo lì qualche mese prima, dicendo che avrebbe fatto compagnia a Riccardo. All’inizio lo aveva spaventato, ma poi aveva imparato a guardarlo con occhi diversi.
“Papà, anche quella è una luce, vero? La mamma ha detto che è lì per ricordarmi che Gesù non ci lascia mai soli”.
Il papà sentì un nodo in gola. Riccardo continuò, con la saggezza semplice dei bambini: “Anche quando sembra che ci sia tanto buio, Lui accende la sua luce. Basta non chiudere gli occhi, papà”.
Il padre lo abbracciò forte. In quel momento, nel cuore turbato per le sue preoccupazioni, qualcosa si sciolse. Fuori, una stella brillava nel cielo, e lui sentì, per la prima volta da tanto tempo, che la speranza non si era spenta.
“Buonanotte, Riccardo”, sussurrò al piccolo.
“Buonanotte, papà,” rispose il bambino, chiudendo gli occhi con un sorriso, abbandonandosi al buio di una notte che sarebbe terminata con un’alba nuova e luminosa, quella del giorno di Natale.
Una luce che squarcia il buio
Questa notte, come il piccolo Riccardo, ci sentiamo chiamati a non temere il buio, perché «il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (Is 9,1). Il Natale è questo: una luce che squarcia l’oscurità delle nostre paure, delle nostre preoccupazioni, delle nostre fragilità. Dio non resta lontano da noi, ma si abbassa, si fa bambino, si lascia trovare nella semplicità di una mangiatoia.
E questa luce non è solo per chi si sente già forte o sicuro nella fede: è per tutti, come dice San Paolo nella lettera a Tito: «È apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini» (Tt 2,11). Dio non aspetta che noi siamo perfetti per amarci: si dona a noi così come siamo, nelle nostre imperfezioni, per trasformare il buio della nostra vita in luce.
In questa luce di speranza, vogliamo però fermarci un istante per pensare a coloro che, in questa notte di gioia e festa, vivono un momento di grande dolore. Penso, in particolare, a tre famiglie della nostra comunità. La famiglia di Gianluca, ventisettenne, che da più di un mese è in coma a seguito di un grave incidente, e vive l’apprensione di un’attesa carica di incertezza. E le famiglie di Giacomo e Matthias, ventottenni, tragicamente scomparsi appena dieci giorni fa, che affrontano un Natale intriso di tristezza e silenzio. Preghiamo per loro, perché una luce, anche se fievole, possa rischiarare questo tempo così buio, donando loro conforto e speranza.
Dio entra nel nostro buio
Pensiamo alla scena del Vangelo: Maria e Giuseppe sono stanchi, soli, e non trovano accoglienza negli alloggi, eppure proprio in quel buio nasce la Luce del mondo. I pastori, gente umile e marginale, ricevono per primi l’annuncio: «Non temete: vi annuncio una grande gioia» (Lc 2,10). Anche noi, come quei pastori, possiamo portare a Dio il nostro buio, le nostre paure, sapendo che Lui accende una speranza nuova.
Come il papà del piccolo Riccardo, anche noi possiamo scoprire che, in mezzo alle preoccupazioni e alle incertezze, c’è una luce che non si spegne. Questa luce è Gesù, che viene a liberarci dal peso che portiamo, come dice Isaia: «Hai spezzato il giogo che opprimeva il tuo popolo» (Is 9,3).
La luce della comunità
Questa notte è speciale, non solo perché celebriamo la nascita di Gesù, ma anche perché poche ore fa Papa Francesco ha aperto la Porta Santa, inaugurando il Giubileo: un tempo di grazia e misericordia che ci invita a vincere ogni esperienza di buio e a riscoprire la speranza.
Anche la nostra parrocchia vive un momento di grazia: siamo entrati nel venticinquesimo anno dalla dedicazione della nostra chiesa, un anniversario che culminerà nella celebrazione del prossimo 31 ottobre.
Questo è un tempo per rinnovare la nostra fede come comunità. La nostra chiesa, costruita con il sacrificio e le preghiere di tutti, è segno visibile di un popolo chiamato a essere luce nel mondo. Come ci ricorda San Paolo: «Dio ci ha donato suo Figlio per formare per sé un popolo puro, pieno di zelo per le opere buone» (Tt 2,14). Ogni nostro gesto di amore e servizio, piccolo o grande, può diventare quella luce che rischiara i momenti di difficoltà e dona conforto, come una stella nella notte.
La gioia di essere imperfetti, ma amati
Concludo con uno sguardo al presepe. Il presepe ci insegna che Dio si manifesta nella fragilità: una stalla, una mangiatoia, un bambino. Non ci viene chiesto di essere perfetti, ma di accogliere il dono di Dio nella semplicità del cuore. È bello pensare che Dio non ha paura del nostro buio: lo illumina con la sua presenza.
Anche chi si sente insoddisfatto o lontano dalla fede può trovare in questa notte una parola di speranza. Non dobbiamo avere tutte le risposte: come Maria, possiamo custodire tutto nel cuore e fidarci di Dio.
Un nuovo inizio
Fratelli e sorelle, il Natale non è solo la celebrazione della nascita di Gesù, ma l’inizio di una nuova possibilità per ciascuno di noi. La speranza restituisce al nostro cuore la forza e la certezza di poter affrontare la vita e le sue sfide con una fiducia rinnovata. «Oggi, nella città di Davide, è nato per noi un Salvatore»: lasciamo che questa notizia accenda la nostra fede e illumini il nostro cammino.
(Omelia tenuta da don Giulio Madeddu mercoledì 25 dicembre 2024, durante la Messa della notte di Natale, presso la chiesa parrocchiale di Santo Stefano in Quartu Sant’Elena)